Diego GhidottiSettembre 20, 2024
Splendore e Viltà di Erik Larson (l’autore de “Il Giardino delle Bestie” tanto per intenderci), libro scritto nel 2020 e pubblicato da Neri Pozza, è la ricostruzione dello snodo cruciale della seconda guerra mondiale, i mesi a cavallo tra il 1940 ed il 1941, quelli in cui Winston Churchill provava ad imitare Zelensky e Roosvelt ha tentato di comportarsi come Joe Biden. A parte gli scherzi, l’autore seguendo esclusivamente fonti certificate e diari personali dei protagonisti ha dipinto con dovizia di particolari l’anno dei bombardamenti nazisti su Londra e la reazione del primo ministro inglese Churchill. Vi assicuro che dopo quasi 85 anni, nulla è cambiato.
Un confronto tra ieri e oggi davvero inquietante
Le
similitudini tra gli albori del conflitto mondiale del secolo scorso e questi
duri (per gli ucraini, non certo per noi) anni di guerra in Ucraina sono
inquietanti. Nulla che non sapessimo già, ma fa certo riflettere.
Prima scherzavo sullo scambio di ruoli tra Zelensky e Churchill, tra Biden e
Roosvelt, ma neanche poi così troppo. Churchill sapeva che mentre le sue città
venivano bombardate l’unica speranza per la Gran Bretagna era riposta
nell’aiuto economico e militare del presidente americano Roosvelt, casualmente
in quello stesso anno (1940) legato mani e piedi dalla campagna elettorale per
la sua rielezione. Vi ricorda qualcosa? I tentennamenti di Roosvelt, a volte
anche la sua indolenza e i ritardi del congresso di Washington all’approvazione
degli aiuti militari all’Inghilterra assediata dal cielo dai bombardieri
nazisti suonano come la musica che gli ucraini stanno ascoltando da ormai quasi
mille giorni. Era il 1940, oggi siamo nel 2024: 84 anni di un disco rotto che
ripete sempre le stesse note. Allora morirono decine di migliaia di inglesi per
l’indecisione americana, ora questa tragedia sta toccando agli ucraini.
In Splendore e Viltà le suppliche di
Churchill a Roosvelt, orgogliose quanto necessarie, si accoppiano perfettamente
con quelle che Zelensky è costretto a recitare al presidente USA dal 2022. Il
primo ministro inglese doveva dimostrare di avere bisogno degli aiuti americani
per scongiurare un’invasione nazista, ma senza sembrare disperato, nonostante
lo fosse, per evitare che le armi richieste sembrassero poi inutili, ma
avvertendo al contempo Roosvelt che se cadeva l’Inghilterra, poi sarebbe
toccato agli americani combattere. La stessa recita ora tocca a Zelensky:
dimostrare preventivamente di poter sconfiggere la russia con questa o quella
fornitura di armi, che l’abolizione del divieto di utilizzarle in territorio
russo servirà a fermare i terroristi di mosca, facendo una giravolta ed una
capriola a mani legate recitando l’alfabeto al contrario. Dimostrare insomma
l’indimostrabile. La collaborazione tra partner internazionali in una guerra
non dovrebbe essere ridotta a questo teatrino, ma dovrebbe invece basarsi su
solide fondamenta di stima e fiducia reciproca. Qualità che a quanto pare non
c’erano nel 1940 tra USA e Gran Bretagna e non ci sono oggi tra USA e Ucraina.
Churchill, detto questo, non si è mai scoraggiato, ha insistito e resistito.
Zelensky sta facendo lo stesso. Non c’è nessuna differenza.
La propaganda nazista e la propaganda russa
Nell’opera di Erik Larson emerge anche
un tema che a noi, purtroppo, sta molto a cuore. Quello della propaganda
nazista (oggi russa). Dai documenti ufficiali e dai diari dell’epoca, tra cui
quello preziosissimo del ministro della propaganda nazista Goebbels, si evince
che anche in questo campo nulla è cambiato.
I tentativi dei nazisti di screditare l’indesiderato Churchill sono gli stessi
approntati oggi dai nazisti russi per far decadere l’altro leader indesiderato,
Zelensky. Nel 1940 non c’era il web (e per fortuna direi), c’erano le
trasmissioni radio. E funzionavano, tanto che Goebbels stesso aveva una sua
rete di annunciatori in lingua inglese per seminare il panico nelle città
d’oltremanica. Propaganda geolocalizzata prima di META. Le finte trasmissioni
radiofoniche che promuovevano inviti all’opinione pubblica per schierarsi a
favore un accordo di pace sono oggi i canali YouTube e gli account X che con
una mano chiedono la pace e con l’altra la resa incondizionata dell’Ucraina.
Non è davvero cambiato nulla e a quanto pare sembra che noi non siamo poi così
tanto più avanti rispetto ad una civiltà che ancora non postava foto di
tramonti al mare per fare invidia ai propri amici. Anzi una civiltà che proprio
al mare non ci andava.
Allerta spoiler: se ancora non sapete come è finita la seconda guerra mondiale, ma avete in previsione di guardare prossimamente qualche film sull’argomento, non leggete le prossime righe. Per tutti gli altri via libera.
Alla fine di tutta questa bella storia,
di tutte queste terrificanti similitudini con l’oggi in Ucraina, le suppliche
di Churchill-Zelensky a Roosvelt-Biden si risolsero con qualche aiuto militare
ed economico per tamponare un po’ la situazione, ma nulla di decisivo. La vera
svolta si ebbe solo con l’ingresso ufficiale in guerra degli USA a seguito di
Pearl Arbour, a cui comunque seguirono altri quattro anni di guerra totale.
Io mi auguro che qualcuno, al di là dell’oceano, abbia letto Splendore e Viltà
di Erik Larson e lo abbia consigliato come lettura prima di andare a nanna a
Joe e Kamala. La russia poteva essere fermata dieci anni fa. La russia poteva
essere fermata prima del 24 Febbraio 2022. La russia poteva essere fermata
quasi 1000 giorni fa. La russia può ancora essere fermata prima che ci trascini
tutti in una devastante guerra. Non aspettiamo una nuova Pearl Arbour. Facciamo
in modo che questo articolo invecchi male, malissimo e che quando qualcuno lo
leggerà tra qualche anno penserà che di similitudini tra il presente ed il
1940-41 in fondo poi non ce n’erano poi così tante.