Camminava in una strada di Santa Cruz de la Sierra, popolosa città nell’entroterra della Bolivia. Quel passante aveva una barba finta e soprattutto aveva in tasca un documento d’identità brasiliano riportanti un nome e un cognome, Cesare Battisti, e una data di nascita, il 18 dicembre 1954. Alle 17 di sabato 12 gennaio, le 22 in Italia, una squadra speciale dell’Interpol formata da investigatori italiani ha catturato il 64enne terrorista pluri-assassino Cesare Battisti, latitante dal dicembre 2018 dopo la revoca dello status di residente permanente in Brasile e l’ordine di estradizione del presidente Michel Temer. Come appreso dal Corriere, che ha dato notizia della cattura alle 2 della notte del 13 gennaio, Battisti era da solo. Non ha opposto resistenza. Indossava pantaloni e maglietta di colore blu, e un paio di occhiali per proteggersi dal forte sole e cercare, ulteriormente, di camuffarsi. Caricato in macchina e accompagnato in una caserma della polizia per le comparazioni tecniche (a cominciare dalle impronte), l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo non ha aperto bocca.
La pista
Quella squadra speciale aveva indirizzato con decisione la caccia intorno a Santa Cruz poco prima di Natale. Un lavoro minuzioso e certosino, un lavoro di strada attingendo agli informatori e alla conoscenza del territorio, un lavoro di tentativi, calcoli e azzardi. Nella giornata di sabato, l’epilogo. Dapprima è stata circoscritta la zona nella quale Battisti si era nascosto. Dopodiché, sono stati compiuti gli appostamenti in almeno tre, quattro aree differenti, anche se sempre nel raggio di pochi chilometri. Fin quando, a bordo della strada, con un passo ciondolante, forse conseguenza di uno stato di ebbrezza, gli investigatori dell’Interpol hanno notato quell’uomo. Tolta la barba, che come detto si è rivelata fasulla, c’erano molti dettagli sia dell’andatura sia dei lineamenti, in particolare del viso, che combaciavano con le ultime fotografie e gli ultimi video su Battisti, anche se parecchio datati. L’Interpol, con il supporto della polizia boliviana, ha avvicinato e accerchiato il terrorista.
Il futuro
Una storia infinita, quella di Cesare Battisti. Che ora dovrebbe essere terminata per sempre. Prima bisogna attendere il completamento di tutti i passaggi tecnici. Ma poi, per Battisti si potrebbe aprire, in tempi brevi, il provvedimento di espulsione dalla Bolivia che innescherà il rimpatrio in Italia. Originario di Cisterna di Latina, evaso nel 1981 dopo una condanna per banda armata, il terrorista è stato condannato in contumacia per la partecipazione a quattro omicidi. Scappato in Messico e in Francia, autore di romanzi noir, Battisti aveva raggiunto il Brasile nel 2004. Tre anni dopo, era stato arrestato. Ne era seguita una lunga sequenza di colpi di scena: lo status di rifugiato, il diritto d’asilo, la richiesta di estrazione negata, un nuovo arresto, l’immediata scarcerazione, un massiccio movimento di intellettuali di tutto il mondo a favore di Battisti e contro la decisione di Temer di concedere l’estradizione. Era convinto d’avere ancora appoggi potenti in Sudamerica e rifugi sicuri, il terrorista. Quando l’hanno preso, procedeva a testa alta, in mezzo ad altri passanti, sicuro d’essere anonimo e al riparo come loro.
13 gennaio 2019 (modifica il 13 gennaio 2019 | 03:31)
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